L’opera dei fratelli Zabreri in mostra al Mallé di Dronero

Dronero, 2 agosto 2019
Gli infiniti intrecci che l’arte stimola e consente, hanno trovato un palcoscenico nei seppur limitati spazi del Museo Luigi Mallé di Dronero, in cui il 2 agosto si è inaugurata la mostra “Bellezza & Dirupi, il Giano bifronte della scultura”.
L’ermetico titolo fa segretamente riferimento a Belgard e Birrone*, versanti tra loro molto diversi del monte che sovrasta il vallone di Pagliero, terra d’origine dei fratelli Zabreri. Proprio a loro e alle opere scultorie che ancora ammiriamo a più di 500 anni di distanza è dedicato un ampio progetto promosso e prodotto da Espaci Occitan, di cui fa parte anche la mostra, che vuole offrire una riflessione sulla varietà di materiali e di espressioni che scultori di epoche diverse hanno utilizzato.
Oltre a Ivana Mulatero, curatrice del museo Mallé e delle sue iniziative, all’inaugurazione sono intervenuti anche l’architetto Dino Oggero, autore del primo quaderno “Sulle tracce degli Zabreri” e il professor Secondo Garnero, studioso della storia di valle. È proprio stato lui a parlare, in modo simpaticamente provocatorio, di come il Rinascimento abbia avuto espressioni particolari e degne d’interesse anche in queste terre di montagna, che tradizionalmente ma erroneamente vengono considerate marginali e arretrate.
Nell’esposizione, accanto a immagini, documenti e informazioni sulle sculture dei fratelli Zabreri, è stata dedicata una stanza monografica alle opere di tre artisti contemporanei, ognuno autore di un modo diverso di utilizzare e rappresentare la materia: Emanuele Greco, Raffaele Mondazzi e Andrea Rinaudo.
La mostra fa parte di una serie di iniziative che, per undici anni a partire dal 2017, punteranno a far conoscere e a valorizzare la Valle Maira in tutti i suoi aspetti, culminando nel suo “compi-millennio” del 28 maggio 2028.
In tale data infatti saranno trascorsi mille anni dal primo riconoscimento ufficiale della sua esistenza: infatti il marchese Olderico Manfredi e la contessa Berta sua sposa nel loro testamento disponevano la fondazione del monastero benedettino femminile di Santa Maria di Caramagna, donandogli una parte della Valle Maira.
* Il versante chiamato Belgard deve il suo nome ai dolci pendii che lo rendevano un pascolo non pericoloso, di “facile sorveglianza” da parte dei pastori, in contrapposizione a Birrone, altro versante dall’aspetto simile ad un “burrone”.
Fonte: SalaStampa.Eu – Articolo e Credito Foto: Ines Beltramo.
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