AAA cercasi nuovo uomo di Dronero
Dronero, 14.10.2012
Il 13 ottobre del 1912, esattamente cento anni fa, veniva inaugurata la ferrovia Busca-Dronero.
L’apertura risaliva ad una ventina di giorni prima, però la cerimonia era stata posticipata per far sì che fosse presente anche chi aveva fortemente voluto la realizzazione di quell’opera: Giovanni Giolitti.
Difficile trovare a questo mondo una figura politica inattaccabile, ma si deve ammettere che “l’uomo di Dronero” (così veniva chiamato dai contemporanei) fece molto per tutta l’Italia, ma ebbe sempre un occhio di riguardo per Dronero e per la Val Maira, a cui non perdeva occasione di tornare sottraendosi persino ad impegni istituzionali.
Nato a Mondovì nel 1841, un anno dopo rimase orfano di padre e per motivi di salute si trasferì con la madre in Valle Maira, nella casa dei nonni materni a San Damiano Macra, dove visse per dieci anni.
Studiò a Torino in quello che poi sarebbe diventato il Liceo Gioberti, e nella stessa città si laureò in Giurisprudenza ad appena 19 anni, grazie a una speciale deroga del rettore che gli consentì di condensare ben tre anni di corso in uno solo.
Nel 1882, dopo vent’anni trascorsi nell’amministrazione statale prima al Ministero di Grazia, Giustizia e Culti e poi al Ministero delle Finanze, fu nominato Consigliere di Stato ed eletto alla Camera come deputato di Cuneo.
Divenuto Ministro del Tesoro e nel 1892 Primo Ministro, fu Presidente del Consiglio per tre volte, quasi ininterrottamente dal 1903 al 1914, periodo che gli storici definiranno “età giolittiana”, caratterizzata da una netta ripresa economica ed un maggior ordine sociale.
Statista e politico dal carattere schietto e pragmatico, descritto da alcuni come un uomo semplice, tenne a battesimo molti provvedimenti economici ed amministrativi che oggi fanno parte della nostra quotidianità, ma che all’epoca furono a dir poco rivoluzionari: per esempio, sostenne la funzione non repressiva ma mediatrice dello Stato durante gli scioperi, introdusse il suffragio universale (anche se soltanto maschile) e diede impulso alla nazionalizzazione delle ferrovie.
Volle senz’altro favorire lo sviluppo economico e potenziare le comunicazioni nella zona a lui più cara, dove c’era la sua gente. Così, furono costruiti sul torrente Maira nuovi ponti a Dronero ed a San Damiano Macra, e si proseguì fino a Dronero la costruzione della linea ferroviaria Cuneo-Saluzzo, iniziata nel 1890 ed aperta nel 1892.
Arriviamo ai giorni nostri. Dal 1966 a Dronero la stazione non è più attiva per quanto riguarda il trasporto passeggeri e nel 1982 è stata definitivamente chiusa.
È vero che i mezzi privati di oggi una volta non c’erano ma, senza voler rimpiangere i tempi passati, specialmente in momenti di crisi socio-economica è uno schiaffo al progresso il fatto che ad inizio ‘900 nei dodici chilometri che separano Dronero da Busca ci fosse un servizio di trasporto pubblico mentre dal luglio scorso c’è soltanto un autobus che, esclusivamente in periodo scolastico, effettua tre corse giornaliere nelle fasce orarie corrispondenti ad inizio e fine lezioni (da Busca ore 7.30, da Dronero ore 13.20 e 17.00).
E dire che Busca è sede di un efficiente, prezioso quanto raro Hospice, centro che si occupa in particolare dei pazienti oncologici in fase avanzata di malattia, ed è unico nel territorio cuneese ad essere gestito dal servizio sanitario nazionale. L’Ospedale inoltre ospita anche un poliambulatorio.
Da Busca invece un regolare servizio pubblico di autobus assicura gli spostamenti verso Saluzzo, dove si trova un importante Ospedale. La grave mancanza di servizi pubblici di trasferimento riguarda quindi esclusivamente il tratto Dronero-Busca.
Paragonando un paese ad una famiglia di ampie dimensioni, così come è dovere dei genitori provvedere alle necessità dei figli fino a quando sono sotto la loro tutela, allo stesso modo è dovere di chi ricopre cariche pubbliche lavorare al servizio della cittadinanza, e mettere in atto quanto serve per difenderne i diritti e per rispondere alle necessità.
Forse Dronero è un paese così ricco che tutti possiedono un automezzo proprio, o forse sono gli amministratori locali a pensarlo. Forse. È invece certo che non esiste un “nuovo uomo di Dronero”, qualcuno che capisca che lo sviluppo e la civiltà non possono prescindere dalle comunicazioni. L’avevano già capito gli antichi romani, ed è stato per secoli uno dei loro punti di forza.
Redazione testo e credito foto: © 2012 Ines Beltramo.
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