La potenza del pollice

Pollice Verso - Jean-Léon Gerome
“Pollice verso”, quadro di Jean-Léon Gérôme, pittore e scultore francese (Parigi, 1824-1904)

WhatsApp dimostra quanto sia impegnativo scrivere un semplice messaggio. Non per niente ha predisposto, sebbene in modo erroneo, la possibilità di comunicare approvazione o disapprovazione di un messaggio con il pollice “recto” oppure “verso” (diritto o capovolto), come faceva la plebe nel Circo della Roma antica.

Purtroppo, continua a esserci un grande equivoco intorno all’affascinante argomento dei gladiatori della Roma classica.

Contrariamente a cosa si pensa, era piuttosto raro che un gladiatore professionista venisse ucciso. Si trattava infatti di atleti che era costoso addestrare e mantenere e, come autentici protagonisti dello spettacolo, non potevano essere sprecati.

Ma c’è un altro equivoco radicato nel tempo ed è il gesto su cui si basa tutto l’immaginario dei giochi gladiatori romani: il “pollice verso”… il pollice capovolto.

Il pubblico romano amava i gladiatori e tifava per uno o per l’altro proprio come succede nel calcio.
E i registi di questi spettacoli avevano sempre nuove idee per trasformare i combattimenti in vere e proprie rappresentazioni teatrali.
Nonostante ciò, i giochi erano sempre pericolosi e, ogni tanto, ci scappava il morto. Raramente si chiedeva al pubblico di decidere della sorte di un gladiatore ma, quando succedeva, generalmente lo faceva con il mitico pollice capovolto (pollice verso).

Nei tempi moderni, pensiamo che il pollice capovolto sia un segno negativo, di rimprovero e disapprovazione, proprio come nel film “Il Gladiatore” di Ridley Scott, oppure nel quadro “Pollice verso” dipinto da Jean-Léon Gerome.

Ma la Storia dell’arte, cioè la Storia degli oggetti fabbricati dall’uomo, dimostra che il “pollice verso” (pollice capovolto) aveva in realtà un significato opposto a quello che gli attribuiamo oggi.

Tenere il pollice rivolto verso l’alto imitava il gesto di sguainare la spada dal fodero, ricordando l’atto di impugnare una spada, vale a dire “la morte”.
Al contrario, per concedere la “grazia” il pubblico faceva una cosa che non si vede mai nei film: “chiudeva” il pollice nel pugno. Tale gesto indicava di riporre l’arma nella guaina ed era una bella notizia per il gladiatore sconfitto nel combattimento.

Il Medaglione di Cavillargues del II secolo, ritrovato
nel sud della Francia nel 1997
(Museo Archeologico di Nîmes)

Esistono decine di scoperte archeologiche che dimostrano ciò che è scritto qui, e la più recente è quella avvenuta nel sud della Francia nel 1997. Si tratta di una scoperta che smaschera una volta per tutte l’equivoco del “pollice verso” (pollice capovolto). È il Medaglione di Cavillargues.

Il medaglione, che risale al II secolo, è un oggetto molto interessante che raffigura due gladiatori in combattimento, che si distinguono per il loro abbigliamento.

Uno è un “Reziario” (a sinistra), letteralmente “uomo con la rete”, una delle classi gladiatorie dell’antica Roma; combatteva con un equipaggiamento simile a quello usato dai pescatori, una rete dotata di pesi per avvolgere l’avversario, un tridente e un pugnale.

L’armamentario dell’altro combattente, un “Secutor” (a destra), aveva diversi elementi. Un elmo, detto galea, di forma tondeggiante con calotta liscia e cresta, anch’essa liscia per non concedere appigli alla rete del “reziario”. L’elmo, generalmente costruito in ferro o bronzo, era molto pesante e all’interno presentava imbottiture di cuoio o lana per essere più comodamente indossabile; la visione era limitata da fori molto piccoli per poter avere una protezione migliore. Il secutor parava i colpi con uno scudo, anch’esso tondeggiante, aveva un gambale a protezione della tibia e una speciale manica, che preservava il braccio mentre brandiva un piccolo e maneggevole gladio, la sua unica vera arma.

Nel medaglione, in alto si trova una frase che dice “Stantes missi” cioè “rilasciati in piedi”. In pratica hanno pareggiato e si sono salavati entrambi.

E sulla destra della scena, un personaggio con il braccio steso stringe il pollice nel pugno chiuso, gesto che spiega meglio il significato della frase: l’incontro è terminato alla pari e i gladiatori possono lasciare l’arena camminando sulle proprie gambe.

Evviva!
Oggi abbiamo imparato che tenere il pollice alzato per gli antichi romani significava morte, mentre serrarlo significava vita.
Ora possiamo finalmente fare la nostra parte come spettatori di un bel duello senza fare confusione con i pollici.
Ave Caesar, morituri te salutant! (frase che, secondo tradizione, i gladiatori pronunciavano prima di iniziare il duello, letteralmente “Salve Imperatore, ti saluta chi sta per morire!”).

© 2017/2022 Dronero.Info – SalaStampa.Eu / Ruben Guzzo – Diritti riservati. Traduzione: I.B.
Fonte: Archivio Beni Culturali – Museo Archeologico di Nîmes, Francia

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